#26 - Perché sono ossessionato dal giudizio altrui?

Perché sono ossessionato dal giudizio altrui?

Come ogni essere umano, abbiamo una certa immagine di noi stessi. Quando pensiamo a noi stessi, abbiamo una certa idea di come siamo fatti.

Nella misura in cui questa immagine è chiara, tu sarai più o meno immune al giudizio altrui. Meno conosci te stesso, meno ti esprimi, meno maturi un'idea riguardo te stesso, e più ti senti ossessionato dal giudizio altrui. Non avendo dei riferimenti interni, tendi ad affidarti all’idea che gli altri hanno di te ed a mantenere per te, un’idealizzazione di chi sei, ma priva di esperienza e quindi solamente mentale.

Se dipendi troppo dal giudizio altrui potresti aver maturato negli anni una idea mentale di te stesso che può essere etichettata con una parola: bontà. 

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Ci si crede persone buone, si pensa di dover portare il bene nel mondo e non si vuole fare del male agli altri, finendo col provare fastidio per le persone che se ne fregano altamente di quello che pensa la gente e che si lasciano scivolare tutto via.

Forse anche tu hai questa specifica immagine di te stesso. L’immagine di una persona nobile, un essere umano buono, che fa del bene.

Mentre quelli diversi sono sbagliati, perché si credono chissà chi e non hanno rispetto e cura delle persone attorno. Fanno quello che fanno, senza rispetto.

Questa immagine di persona nobile e buona è ben chiara in mente e si fa di tutto per far sì che diventi una realtà riflessa nel proprio mondo.

Si vuole che la fidanzata o il fidanzato, i genitori, gli amici o persino un passante, renda valida questa immagine.

Vuoi, in altre parole, la loro approvazione. Vuoi che la gente ti voglia bene, che ti ami e confermi che, un atteggiamento ultra contenitivo, prudente e rispettoso, sia l’atteggiamento giusto da avere in un contesto sociale di qualunque tipo.

Così come ti sforzi di essere buono, vuoi che gli altri siano buoni con te.

Per poter ottenere tutto questo, lavori ogni giorno cercando di far pensare alle persone attorno a te, che sei un nobile umano. Con i tuoi clienti o col capo a lavoro. Vuoi semplicemente piacere agli altri.

L’ha detto lui, parlavano di me in quell’articolo, i miei clienti dicono che… tutte richieste di essere visto. Quando trovi quella persona che non conferma ciò che sei, non lo accetti, e vai subito in protezione rispetto al dissenso ricevuto. 

Lavori ancora più duro e spendi tutte le tue energie per far si che quella persona cambi idea, o fai di tutto per piacergli e per non sentirti maledettamente toccato da quel giudizio, perché riflette una parte che non conosci bene di te stesso e quindi dubiti.

Allo stesso tempo giudichi la persona che te lo rivolge come capace di sapere come sei realmente al di là di ciò che dai a vedere. Questo paradossalmente ti lascia credere che lui abbia ragione perché vede una parte di te che giudichi come tuo difetto; in realtà inizi a sentirla come un difetto solo perché ti viene rivolto quel giudizio. Se ci pensi, un attimo prima tu non eri consapevole di avere giudizio di te.

Comprendi bene che così facendo, l’approvazione diventerà presto la tua unica modalità per definirti in termini di identità.

Questo vuol dire letteralmente iniziare ad essere esattamente come gli altri vogliono che tu sia.

Sebbene avere empatia e voler bene alle persone sia un atto nobile e bello, diventa necessario consapevolizzare il fatto di essere degli esseri viventi. Respiri, mangi e vai al bagno anche tu! Per quanto sia difficile da capire, ogni cellula del tuo corpo ha bisogno di te, ha bisogno della tua attenzione.

Per poter interagire propriamente con la realtà che ti circonda, è importante che tu sviluppi una sana idea riguardo il tuo carattere e la tua personalità. 

Per sua natura quindi, l’essere umano, prima di poter essere altruista, è egoista.

Quando mettiamo gli altri prima di noi, non facciamo altro che rinnegare la nostra vera natura e danneggiare noi stessi (e l’altro).

Se hai già volato con una compagnia aerea qualunque, saprai che in caso di emergenza, va sempre messa la maschera prima di aiutare gli altri ad indossare la loro.

Invece, spesso, non fai tempo neanche a vedere la tua di maschera, che ti senti già in colpa per non aver aiutato l’altro. 

Questa situazione può essere mantenuta per un po’, a volte per decadi, ma non per sempre. Prima o poi, la nostra vera natura risale a galla decisa a non tollerare più questo modo di vivere e quando succede, vediamo i problemi apparire da tutti i lati. 

La relazione diventa difficile, il lavoro diventa stretto. Ci sentiamo insoddisfatti ed arrabbiati come se per tutte quelle decadi passate da persona buona, non venissimo mai ripagati con altrettanta bontà e comprensione.

Ad un certo punto sentiamo di dover prendere una decisione. La mente inferiore, che sa principalmente processare concetti in bianco e nero, cerca di risolvere la situazione pensando che l’unica soluzione sia andare nell’esatto opposto, ma la verità è che, anche cambiando atteggiamento, tu rimani in una condizione di sofferenza interna perché ciò che subisci NON CAMBIA; a cambiare è solo la tua reazione. Sia che subisci o reagisci, la tua condizione, di quello che non si sente accettato, resta.

La mente ci darà due principali alternative valide: essere delle brave persone, buone ed altruiste, o essere degli stronzi senza cuore che se ne fregano totalmente degli altri, delle regole sociali e fanno quello che vogliono senza ritegno.

Come puoi intuire questo modo di intendere il mondo non funziona mai.

E’ solo un fare comodo alla mente che cerca scuse per rimanere nella posizione attuale di inibizione, estremizzando le possibili conseguenze dell’esprimersi più apertamente, al di là di ciò che pensano gli altri di te.

Meglio pensare che l’unica alternativa sia il contrario di ciò che sono, perciò qualcosa di orrendo, che non mi rappresenta, cercando conferma alle scuse per le quali non esprimo me stesso. 

E’ importante smettere di estremizzare le possibili conseguenze di una espressione.

Il sistema di protezione che hai costruito negli anni è stato progettato per difenderti dallo stare da solo e morire di fame. Non lasciare che una tua espressione sia intesa come la messa in rischio di tutto te stesso. L’unico vero rischio che corri è quello di diventare più sicuro di te. 

La risposta non sta negli estremi. Non sta nell’ammutolirsi e nel covare il proprio risentimento, e neanche nel reagire fregandosene di ciò che gli altri dicono. 


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